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Come la pioggia - La rubrica della Chiesa che accoglie

In questi primi mesi dell'anno 2023 siamo tornati a vivere una stagione di ostilità verso chi viene da lontano. Si parla di nuovo tanto degli arrivi via mare, spesso più per stupirsi dei numeri di chi sbarca che per domandarsi cosa spinge queste persone disperate a cercare un rifugio nel nostro paese. Ci si concentra sulle cifre invece che sulle storie, sulle paure invece che sui bisogni, sulla sicurezza invece che sui diritti.

 

Nella nostra regione le persone migranti arrivano per altre vie, in particolare attraverso la lunghissima Rotta Balcanica: il cammino che dal Pakistan, dall’Afghanistan, dalla Siria e dall’Iraq passa per la Turchia e poi risale i Balcani verso l’Europa. Una strada durissima, costellata di pericoli e pesantemente controllata dalle polizie dei vari paesi che si oppongono al tentativo dei migranti di fuggire da luoghi dove vivono terribili situazioni di guerra e di dittatura.

 

In mezzo a tutte queste tendenze di chiusura a volte è difficile per chi vive in Trentino anche solo capire cosa stia davvero succedendo, quali siano le ragioni di chi migra, l’opinione di chi accoglie, la situazione sul nostro territorio: quanti migranti ospitiamo? Chi sono? Riescono a integrarsi? Trovano lavoro? Quali sono le loro difficoltà? E le opportunità che portano?

 

Per dare qualche spunto di riflessione in risposta a queste domande nasce questa rubrica. È curata dalla Chiesa che accoglie: quegli ordini religiosi trentini che, ormai da anni, hanno deciso di aprire le porte ai rifugiati, ospitando nelle loro strutture famiglie, donne con bambini e uomini che arrivano in Italia per fare domanda d’asilo. In questo percorso i padri Comboniani, Cappuccini, Dehoniani, Francescani, Gesuiti, le madri Canossiane e le Monache Serve di Maria hanno incontrato persone che vengono da tutto il mondo, ne hanno scoperto i sogni, le speranze, le capacità. Hanno dato voce a un territorio che sa essere accogliente, pieno di sperimentazioni positive, pieno di buone notizie.

 

Nei prossimi mesi, questa Chiesa che accoglie racconterà le sue esperienze e porterà alla luce questioni che riguardano la migrazione e il nostro territorio, con l’obiettivo di tenere una luce accesa sulle difficoltà ma anche sulle opportunità e la bellezza dell’incontro e dell’intercultura. Abbiamo deciso di chiamarla “Come la pioggia”, ispirandoci al canto “Ogni mia parola” perché crediamo che le nostre azioni di bene in questo mondo, come la pioggia e la neve, non nascano se non per far germogliare altre azioni di bene, per nutrire la comunità e per tornarci moltiplicate.

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