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Come la pioggia - N. 6
L’importanza delle domande semplici: l’esperienza
di Pál Füszfás a Casa San Francesco

 

Sono lieto di presentare questa intervista a Pál, giovane compagno gesuita ungherese. Mi hanno colpito molto le sue parole, che mi hanno spinto a cercarlo online (vive a Roma), perché nel mese trascorso qui a Trento credo abbia sperimentato la bellezza dell’essere gesuita, raccontata e amplificata dalla relazione con i ragazzi ospitati a Casa San Francesco.


È stata anche la mia esperienza a Genova con le persone sulla strada: se incontri davvero i poveri, ti rivelano chi sei, ti portano al centro di te stesso e ti “obbligano” a prendere posizione, a dare risposte, a cambiare visione di te e del mondo. È bellissimo. È in quello spazio libero che il Signore prende in mano la tua vita e la orienta al meglio.

(p. Alberto Remondini sj)

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Una presentazione

Sono Pál Füszfás, fratello gesuita in formazione, ungherese. Dal 5 agosto al 6 settembre 2024 ho vissuto a Casa San Francesco, nella zona di Spini di Gardolo, come volontario. In questo articolo scrivo qualche riflessione su questa esperienza.


Sono molto grato sia agli operatori, che mi hanno accolto con grande pazienza e disponibilità, sia agli abitanti della casa, che mi hanno accolto altrettanto generosamente. Alla fine dell’esperienza, lasciando la casa, ho provato un senso di abbandono da parte mia. Non per senso di colpa, ma per il semplice fatto di non poter avere più cura di quelle persone care, che pure ne avrebbero bisogno, e di non poter più stare là con il Signore, ma dover andare a cercarlo altrove.
Come frutto di quel mese, mi rimane la determinazione di mantenere una relazione con i poveri, ovunque mi mandino.

 

Come mai?

A marzo 2024 parlavo con il mio superiore delle possibili attività estive. Più o meno avevamo organizzato tutto, ma alla fine avevo aggiunto che mi sarebbe piaciuto, durante la formazione, fare un’esperienza lunga con il JRS (il Jesuit Refugee Service, di cui, come Centro Astalli, facciamo parte ndr), magari un’estate intera.


I desideri che mi spingevano a trascorrere del tempo tra le persone migranti erano due: da una parte, il ricordo che, quando sono con persone in difficoltà, sento una vita così forte che voglio restare lì, anche se soffro per non poter risolvere le loro difficoltà. È il mio modo di incontrare il Signore.


Dall’altra parte, volevo conoscere personalmente alcune persone migranti. La migrazione è un tema molto sensibile nelle nostre società (io sono ungherese, ma questo vale anche altrove) e, nel dibattito su cosa pensare di loro, mi sembrava che mancasse una conoscenza personale. Sentivo poco rispettoso esprimermi conoscendo solo teorie, e notavo che confrontare soltanto opinioni diverse sulla migrazione, alla fine, non portava da nessuna parte. 
Questa idea è piaciuta così tanto al mio superiore che mi ha incoraggiato a realizzarla durante l’estate 2024, capovolgendo i piani già fatti. Non potevamo cancellare tutto, ma ci siamo accordati affinché potessi fare un mese intero con il JRS.


Visto che stavo in Italia da tre anni, sembrava opportuno fare l’esperienza in Italia, dove il JRS ha una lunga storia e tante attività. Chiedendo consiglio a Roma, dove vivo, mi hanno indirizzato al Centro Astalli di Trento.

Devo dire che è stato un ottimo consiglio: a Trento ho potuto vivere entrambi i desideri con cui ero partito. Dal 5 agosto al 6 settembre 2024 ho vissuto a Casa San Francesco, nella zona di Spini di Gardolo, insieme a 43 richiedenti asilo. Vivere un mese con loro mi è bastato per capire, prima di tutto, che c’è molto più da comprendere di quanto credessi. Posso quindi offrire solo alcuni flash di ciò che mi ha colpito.

 

Il lavoro sociale

Sono un fratello, cioè una persona che non diventerà mai sacerdote. Siamo pochi così, tra i gesuiti, e normalmente questo implica un’attrazione particolare verso lavori e servizi semplici. A Trento ho sperimentato un nuovo tipo di lavoro, la cui parte più importante sono le chiacchierate. All’inizio era difficile per me fare solo questo, ma ho capito che è veramente un elemento da cui dipende l'integrazione. Le chiacchierate con gli operatori e con i volontari sono ciò che contribuisce a creare l’accoglienza. Ho imparato molto dagli operatori sull’importanza delle domande semplici, delle piccole visite, delle feste, delle cene insieme

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Il viaggio

Quando alcuni mi raccontavano il lungo viaggio fatto per giungere in Europa, il tono di solito non era triste o pesante, ma sembrava più il resoconto di un’avventura, anche se ciò che raccontavano era spesso triste e spaventoso. Mi domandavo quale fosse la condizione di partenza (di cui invece non parlavano) che li costringeva a partire. 
“Non è come in Europa, là non ti aiuta nessuno,” mi ha detto una signora la cui famiglia si trovava in grande difficoltà nel suo Paese. La frase mi ha colpito molto perché, spesso, con occhi esterni, si percepisce meglio ciò che caratterizza un luogo. In positivo: l’Europa è un posto dove qualcuno ti aiuta. Per questo ideale lavorerò volentieri per tutta la vita.

 

Dialogo interreligioso

In realtà, prima di allora, non avevo mai avuto occasione di parlare di religione con qualcuno che non fosse cristiano. Mi ha colpito la quantità di elementi comuni tra Islam e Cristianesimo, pur con differenze abissali nel profondo. Partendo da As-salamu alaykum! cioè “Pace a voi!”, saluto di Cristo risorto, fino al tentativo della preghiera incessante, presente in entrambe. 


Due religioni serie, due visioni diverse su Dio. Nei miei esercizi spirituali annuali, a settembre, ho dovuto fare i conti anche con questo incontro. Prima nessuno mi aveva detto in modo ragionevole che l'incarnazione non avesse senso o che Dio non potesse morire. Prima davo tutto questo per scontato, ora potevo rifletterci e gustare veramente i punti cardinali del Cristianesimo.


Se ne avrò la possibilità, studierò con grande piacere l'arabo per poter capire meglio il mondo musulmano.

“Sono un religioso”

Raccontare la mia storia è stato particolarmente divertente. Tante volte ho cercato di spiegare alle stesse persone cosa significasse essere un religioso. In questo non aiutava né l'Islam, dove non esiste niente di simile, né l'italiano, in cui non ho trovato una parola adatta per descrivere la vita religiosa. Pensandoci ora, forse avrei dovuto usare la parola "consacrato". Tutti hanno capito che ero cristiano, ma niente di più. Non avevo mai vissuto un’esperienza simile: prima, chiunque sapeva cosa fosse un gesuita, magari con idee diverse in testa. Qui, invece, niente!


Questo mi ha aiutato a riflettere su cosa significhi essere un religioso. Ho provato a spiegare i voti, ma ci siamo sempre bloccati sulla castità. Spiegavo che non ho moglie, non ne avrò mai, e nemmeno una fidanzata. Che vivo in una comunità, che condividiamo le cose, che c'è un superiore... Eppure, il giorno dopo mi chiedevano di nuovo quando mi sarei sposato.


L'ultima sera sono riuscito a farlo capire a una persona. Alla fine di un periodo vissuto in comune, le persone si  fanno spesso domande importanti: mi ha chiesto se, tornato a Roma, mi sarei fidanzato e sposato. Quella volta ho provato a spiegarglielo così: "Sai, i cristiani vogliono essere come Gesù Cristo. Gesù non aveva moglie. Alcuni cristiani, perciò, decidono di non sposarsi".
E questo lo ha capito, l'ho visto nei suoi occhi: mi guardava come se fossi un pazzo (e, in un certo senso, aveva ragione).

Una comunità intera

A Trento, i responsabili delle comunità religiose, della diocesi e di altre organizzazioni che partecipano ai progetti di accoglienza si incontrano regolarmente per condividere le proprie esperienze. Questa cosa mi ha sorpreso e credo sia un grande merito del Centro Astalli. Normalmente, almeno nella mia esperienza, i religiosi appartenenti ai diversi ordini si incontrano raramente. È possibile abitare sulla stessa strada e non sapere chi vive nel convento vicino. Con questi incontri, Astalli offre un grande servizio non solo alle persone accolte, ma anche alla Chiesa locale.


Sarebbe giusto scrivere molto di più, ma scrivere non è il mio punto forte. Ringrazio ancora per tutto e buon servizio!

pal
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