top of page
Post+locandina whatsapp Come la Pioggia 1404 (3).png

Come la pioggia - N. 1

Negli ultimi mesi le migrazioni sono state oggetto centrale del dibattito politico, in particolare per l’entrata in vigore in Italia della legge 50/2023, in risposta al naufragio avvenuto lo scorso 26 febbraio sulle coste di Cutro, e per la firma di un nuovo accordo tra Unione europea e Tunisia sulla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo.

 

La legge 50/2023, pur avendo origine dalla strage di Cutro, poco ha a che fare con i rischi di chi è costretto a viaggiare irregolarmente affidandosi ai trafficanti. Al contrario, interviene con nuovi tagli ai servizi di accoglienza e integrazione, modifica la durata e la convertibilità di alcuni permessi di soggiorno, complica l’iter di ottenimento della protezione internazionale e rinnova una gestione emergenziale e severa dei migranti sulle frontiere. 

 

La legge, che già si presentava parziale nelle intenzioni, non solo non risolve davvero i problemi legati ai flussi di migranti, ma complica le procedure sia per le persone richiedenti asilo, sia per gli operatori sociali, per le questure e per le commissioni che si occupano della materia quotidianamente. L’approccio ostacolante e repressivo si manifesta anche attraverso la scelta di un lessico penalistico e di una tecnica di difficile lettura. 

 

Il provvedimento sembra avere lo scopo di scoraggiare le partenze rendendo più complesse le condizioni di chi arriva. Evitare che le persone partano è un obiettivo perseguito anche tramite il recente Memorandum con la Tunisia: si conferma l’intenzione del nostro paese e dell’Unione europea di proteggere i confini e non le persone, tenendo i migranti forzati lontani dalle nostre coste, impedendo che partano. Questo significa abbandonarli a pericoli e violazioni dei diritti umani: alla Tunisia l’Europa chiede di rafforzare i suoi confini e i controlli in mare, trattenendo i migranti in un paese che nega le libertà democratiche al suo interno e che perseguita i migranti sub-sahariani deportandoli illegalmente ai confini con la Libia e con l'Algeria. 

 

Nascondendosi dietro alla retorica del voler “porre fine alle stragi”, l’Italia da una lato partecipa ad un accordo che si limita a spostare il problema un po’ più in là, esternalizzando i suoi confini e abbandonando i migranti il più lontano possibile dalle nostre coste e dai nostri occhi, dall’altro approva una legge che non solo non migliorerà le condizioni di chi è in viaggio, ma peggiorerà drasticamente l’esperienza di chi riesce ad arrivare

 

Se il Memorandum con la Tunisia sembra riguardarci più da lontano (ormai da anni la provincia di Trento non accoglie persone in arrivo via mare) la legge 50/2023 avrà un impatto cruciale anche sull’esperienza di chi sarà accolto qui in Trentino, che avrà a disposizione meno servizi e incontrerà maggiori difficoltà nell’ottenimento della protezione internazionale. La nostra equipe legale afferma che molte persone, ancora prima che venisse approvata la legge, erano già terrorizzate rispetto ai cambiamenti sui rinnovi e le conversioni dei permessi di soggiorno. Terrorizzate dalla prospettiva di dover perdere ancora tempo ed energie, restando aggrappate ad un permesso di soggiorno sempre più debole, che non garantisce la possibilità di restare, integrarsi e vivere serenamente. 

In questo quadro aumenteranno le situazioni di irregolarità. Ancora una volta saranno le persone più fragili e già marginalizzate a subirne le conseguenze più dure, e questo non farà che aumentare l’insicurezza sociale

 

Questa situazione può farci sentire impotenti: come posso io, da solə, rendere le cose migliori?

 

In risposta a queste politiche respingenti sarà sempre più necessario, come già avvenuto in passato, attivarsi all’interno della comunità, cercando di creare uno spazio il più possibile sicuro per chi arriva in cerca di protezione. Soprattutto, sarà importante partecipare per garantire quelle opportunità non più fornite dalle istituzioni, come ad esempio l’apprendimento della lingua italiana. La Rete Italiano già da tempo però denuncia la mancanza di spazi adeguati per i corsi, e si prevede un enorme aumento del bisogno in seguito a questi tagli. 

Un altro modo per creare uno spazio accogliente è cercare di essere una comunità informata, che non relega nell’indifferenza le persone che vivono ai margini, ma si prende cura di chi è in condizioni di vulnerabilità e ha meno strumenti. Non guardando quindi al pregiudizio o alla propaganda ma ponendosi in ascolto delle storie di chi arriva dopo lunghi ed estenuanti viaggi.

bottom of page