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Centro Astalli Trento

VOCI DALLA ROTTA BALCANICA

Il racconto di Lorena Fornasir - Linea d'ombra ODV


Ogni anno, quando le temperature si abbassano, diventa ancora più pressante il tema delle persone che vivono in strada, in condizione di estrema marginalità. Lo vediamo nelle nostre città, come a Trento, dove i dormitori riescono a rispondere solo in parte al bisogno di un letto caldo e di un posto sicuro in cui riposare.


Questo dramma diventa una vera tragedia quando spostiamo lo sguardo un po’ più lontano, alle frontiere del nostro paese e dell’Unione Europea. Ogni anno, immagini terribili di persone accampate in mezzo a montagne di neve riaccendono l’attenzione del pubblico sulla brutalità della Rotta Balcanica. Ogni anno, sentiamo storie sempre più strazianti di profughi bloccati in Bosnia e in Croazia, assaliti dall’inverno lungo un confine chiuso. Quest’anno, a queste atrocità si aggiunge la tragedia in corso al confine tre Bielorussia e Polonia, dove migliaia di famiglie afghane, siriane e irachene in fuga rischiano ogni notte la morte per assideramento, chiusi fuori dai bastioni della cosiddetta “Fortezza Europa”.


E, come sappiamo bene, i pericoli delle rotte verso l'Europa non sono soltanto quelli legati agli agenti atmosferici. Vessati dalle polizie e dai militari, costretti a nascondersi, a fuggire, a subire aggressioni, pestaggi, attacchi dei cani, uomini, donne e bambini migranti vivono atrocità di ogni tipo. Queste violenze si ripresentano, uguali, sia fuori che dentro i confini dell’Unione Europea, fino ad arrivare oltre la frontiera di Trieste, in Italia.


Chi riesce ad arrivare qui, attraversando tutte queste traversie, lo fa perché si è nascosto ed è riuscito a diventare invisibile. E spesso tornare a diventare visibile, a essere persona, non è facile. A volte c’è bisogno della cura di un altro, che ti riconosce come essere umano.


Questo è quello che fanno Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, con l’associazione Linea d’Ombra, per le persone che arrivano stremate a Trieste, tramite la Rotta Balcanica. Curano le ferite, puliscono piaghe, fasciano bruciature, nutrono chi è affamato ma soprattutto “riconoscono” l’umanità dell’altro, dopo che questa è stata tante volte negata. E così lo riportano in vita.


Questo loro lavoro è quello che ci hanno raccontato l’1 ottobre, quando sono venuti a trovarci. Li abbiamo ospitati nel nostro Dormitorio per richiedenti asilo senza fissa dimora, lì dove arrivano tante persone che quella rotta l’hanno attraversata. Persone che ancora una volta, dopo tutte le tragedie vissute, hanno rischiato di essere rigettate di nuovo, a vivere in strada, nella marginalità, a patire il freddo. Questa volta però non in qualche bosco dei Balcani ma nelle strade della florida Trento.


Qui vi lasciamo un estratto della testimonianza di Lorena sulle atrocità della Rotta Balcanica, perché è importante ascoltare cosa succede davvero alle persone che arrivano nel nostro paese in cerca di pace. Ma vi chiediamo anche di riflettere su altri abusi, forse meno violenti ma non meno gravi, che capitano tutti i giorni nelle nostre città verso chi ha di meno, chi non ha casa e non ha voce. Perché il confine chiuso della Fortezza Europa non corre soltanto tra Bielorussia e Polonia ma anche, in modo più sottile, lungo le nostre strade, tra le nostre case. È il confine tra chi è cittadino e chi non lo è, chi ha famiglia e chi non ce l'ha, chi gode di diritti e chi, quegli stessi diritti, non riesce a farli valere.



 

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