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Centro Astalli Trento

FARE COMUNITÀ, COSTRUIRE RELAZIONI - il servizio civile al Centro Astalli Trento

Aggiornamento: 13 feb 2023

L'esperienza di Adele, giovane in servizio civile da settembre nel nostro progetto di Comunità



Perché hai scelto di fare il servizio civile al Centro Astalli Trento e quali erano le tue aspettative prima di iniziare?

A luglio mi sono laureata in Scienze internazionali e diplomatiche, e non avevo voglia di ricominciare subito a studiare per la magistrale. Anche perché avevo bisogno di un po’ di tempo per orientarmi tra le varie opzioni. Allora ho pensato alle cose che avrei potuto fare nel corso di questo anno, che non fossero direttamente relative allo studio, ma più formative e di lavoro… esperienze più pratiche e operative, insomma.

Sapevo delle possibilità offerte dal servizio civile, quindi ho guardato un po’ sul sito. Il Centro Astalli lo conoscevo di nome, ne avevo sentito parlare, e l’ambito dell’accoglienza mi interessava, lavorare con i migranti era quello che volevo, quindi sono andata a cercare progetti che avessero a che fare con questo settore.


Che tipo di aspettative avevi prima di iniziare?

Avevo molta voglia di iniziare e tanta energia. In generale non pianifico troppo, non mi faccio mai molte aspettative. Ho pensato "vediamo come va", ero pronta un po' a tutto!


In cosa consiste il tuo progetto? Cosa fai nella tua giornata tipo?

Il mio progetto è nell’Area Comunità, nella struttura di San Nicolò, che è particolare perché ospita tante persone richiedenti asilo ed è gestita da più associazioni. Essendo una struttura così grande c’è bisogno di costruire una visione comunitaria. Il Centro Astalli, a San Nicolò, è presente con un operatore di comunità, che è il mio referente di servizio civile, Andrea. Io aiuto lui nelle attività che si fanno all'interno della struttura e all’esterno. L’Area Comunità vuole essere il filo rosso che lega gli ospiti delle nostre strutture con l’esterno. Faccio un esempio di ciò che facciamo. Ci sono dei momenti in cui bisogna pulire la struttura, le sue parti esterne magari. Gli operatori di accoglienza quindi cercano persone che in quel momento sono lì e possono farlo. Noi cerchiamo di dare un senso più ampio alla semplice attività fine a se stessa. Ad esempio, l’ultima volta che c’è stato questo momento di pulizie, dopo abbiamo cucinato e mangiato tutti insieme. Per dare un senso alla cosa, creare comunità.



A che punto sei del tuo progetto?

Sono al quinto mese del mio progetto, quindi quasi a metà! Sono molto soddisfatta per ora, ho molta voglia di continuare.


Com’è il rapporto con il tuo OLP?

Il rapporto con lui è molto positivo. Il mio progetto prevede che lavoriamo molto insieme, ma ora comincio ad avere anche un po’ più di indipendenza. Lui ascolta sempre il mio punto di vista, sulle cose ragioniamo sempre insieme, poi su altre mi lascia fare da sola. In generale sento che il mio apporto viene molto valorizzato. Mi sembra che ci sia un buon equilibrio.


Se pensi al prima di iniziare… c’era qualcosa che temevi, con cui pensavi che avresti avuto più difficoltà, e poi invece è stato diverso da come ti aspettavi?

Avevo già fatto volontariato a Forlì, dove studiavo, nei corsi di italiano per stranieri. Quindi un po’ con richiedenti asilo e migranti avevo già lavorato. Non ero del tutto nuova alla cosa, ma quelle precedenti sono state esperienze molto meno forti di questa. Qui se c’è una cosa di cui mi sono resa conto è che il sistema dell’accoglienza è molto più complicato di quanto pensassi. Anche pensando al futuro, mi sta aiutando a capire se sarei in grado o meno di inserirmi in questo sistema. Quest'esperienza mi sta dando un’idea di com’è lavorare in questo ambiente. Mi sto rendendo conto che mi piacerebbe molto. Mi ci vedrei insomma!


Qual è l’aspetto che preferisci di quello che fai?

Sicuramente la relazione con gli ospiti, che è fondamentale nel mio progetto. Per poter realizzare le cose si parte da quella. Si stanno creando relazioni speciali, siamo in sintonia, è bello vederli coinvolgersi nelle attività che organizziamo insieme.


Quali sono gli aspetti che ti piacciono meno della tua attività?

Le cose che mi piacciono meno sono le attività di back office, stare tanto tempo davanti al pc. Mi piacciono di più le cose operative. Poi mi rendo conto che ho bisogno dei miei tempi per aprirmi con gli altri o sentirmi più a mio agio, però nonostante questo l’aspetto che preferisco è proprio quello della relazione. Mi piace tutta la parte organizzativa e di problem solving, quindi un lavoro di progettazione, anche se “dietro le quinte”.


Se dovessi descrivere la tua esperienza qui con una parola… quale sarebbe?

INTENSITÀ - mi sembra che descriva bene non solo la mia esperienza ma tutto ciò che è il mondo dell’accoglienza e in generale della relazione con le persone migranti. Un’intensità ambivalente, che a volte può essere più felice, altre volte più complessa.

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