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Image by Tim Mossholder

L'ACCOGLIENZA IN FAMIGLIA

Accogliere in famiglia significa dedicare uno spazio della propria casa a un rifugiato o a una rifugiata adulti, per un periodo limitato di circa 8/12 mesi. Chi viene accolto si trova in Italia già da alcuni anni, ha un permesso di soggiorno in regola e un percorso di integrazione avviato ma necessita di un ultimo aiuto per raggiungere la piena autonomia.

 

La famiglia che aderisce al progetto si impegna a fornire alla persona rifugiata anche uno spazio relazionale, coinvolgendo l’ospite in alcune attività della propria vita quotidiana e nella propria cerchia di relazioni. Il rapporto che si sviluppa dipende dalle specificità di ogni persona coinvolta; e, che nasca una profonda amicizia o un semplice periodo di incontro e supporto, è comunque un’esperienza che arricchisce tutti. Alla persona rifugiata consente di assaporare un’aria di casa da lungo tempo lontana e di sviluppare legami che permettono di integrarsi più a fondo nel territorio. Per la famiglia che accoglie significa offrire a qualcuno un’opportunità unica ma anche crescere insieme e scoprire tanto sulle altre culture, sull’altra persona e su se stessi.


Il progetto prevede un forte accompagnamento sociale da parte dell’Associazione Centro Astalli Trento. I nostri professionisti si occupano di aiutare chi accoglie e chi è accolto a risolvere eventuali problemi legati alla convivenza e a trarre il meglio dall’esperienza. 
Le persone accolte possono beneficiare degli sportelli di Astalli Incontra, un insieme di servizi a supporto delle persone con un background di migrazioni forzate che prevede: lo sportello legale, il supporto digitale, l’orientamento all’abitare, il supporto psicologico, lo sportello SAI e l’orientamento a lavoro e formazione. 

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“Una cosa che mi piace tanto di F. è che mi ricorda la mia mamma, in Nigeria. Hanno la stessa età! Anche lei ha sempre la casa piena di gente, ama cucinare per gli altri, aiutarli. A volte dice proprio le stesse frasi che dice sempre mia mamma, è una cosa che mi fa un po’ ridere, ma anche mi fa stare bene.”

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