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PSICOLOGIA E MIGRAZIONE FORZATA

LA MIGRAZIONE FORZATA E IL VIAGGIO

La maggior parte dei viaggi che i migranti forzati affrontano hanno tappe durissime, che li espongono spesso a situazioni di estrema violenza e pericolo. In questo percorso l’emozione dominante descritta dai migranti che incontriamo è quella della paura e tutti i loro sforzi sono indirizzati alla ricerca di un luogo dove finalmente sentirsi protetti e al sicuro. Una volta arrivati, però, gli uomini e le donne che incontriamo a colloquio cominciano a dare dei loro significati a quello che hanno attraversato. Queste storie di vita diventano parte di un bagaglio di esperienze a cui danno forma e senso, affinché in un futuro diventino parte integrante di loro stessi, della propria famiglia, e siano tramandabili ai posteri. 

 

LE RELAZIONI FAMILIARI

I migranti che incontriamo fornendo supporto psicologico spesso si misurano con le difficoltà legate alla lontananza dalla propria rete parentale, amicale e di comunità. Costruire e mantenere relazioni di fiducia con le persone che considerano importanti, benché tanto lontane, significa anche gestire momenti di conflittualità e incomprensioni che nascono dalle aspettative in merito all’esperienza migratoria, dalle diverse idee e rappresentazioni sul paese di accoglienza e da ciò che alla partenza è rimasto in sospeso o non detto. 

IL PERCORSO DI ACCOGLIENZA E DI INCLUSIONE SOCIALE

I migranti forzati descrivono le tappe che si trovano davanti nel paese d’arrivo come un ulteriore viaggio, che non ha nulla a che vedere con le rotte precedenti. In Italia devono imparare una nuova lingua, comprendere le complesse procedure legali e burocratiche necessarie per ottenere il riconoscimento di un titolo di soggiorno e, in generale, leggere e interpretare le regole dette e non dette di un contesto di vita completamente nuovo. A questo si aggiunge il bisogno di orientarsi nel mondo del lavoro e cercare un impiego che consenta loro, nel tempo, di avere le risorse economiche necessarie per potersi mantenere autonomamente.

Tutte queste sfide richiedono molto impegno e molta pazienza, e spesso generano frustrazione, sgomento, tristezza e il senso di non avere il controllo sulla propria esistenza.

 

LA SOLITUDINE

Attraverso le sfide che incontrano nel paese in cui sono arrivate, le persone cercano di ridefinire la propria posizione nella nuova società d’accoglienza e nel mondo. Questa nuova posizione contribuisce ad arricchire la loro identità, che si snoda attraverso più appartenenze, più lingue apprese, più luoghi vissuti ed esperienze e ruoli incorporati. Un vissuto comune a molti migranti forzati è quello della solitudine, data dalla lontananza dalle proprie famiglie e dalla propria comunità d’origine, ma anche dalla difficoltà, nel luogo d’arrivo, di costruire nuove relazioni di carattere amicale e affettivo, che riconoscano e comprendano anche la parte della loro identità sviluppata nel nuovo paese.

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